Malgrado la Sicilia riesca a mantenere il proprio appeal di destinazione ambita a livello internazionale come meta turistica, rimangono molte le criticità che ancora oggi ostacolano lo sviluppo di questo settore
Mentre ci si appresta ad analizzare i dati a consuntivo della stagione turistica 2013 che rilevano un +2,2% di arrivi e un +0,8% di presenze (dati prelevati dal rapporto di analisi e previsioni dell’economia dell’Isola a cura della Fondazione RES) si tenta di scorgere il previsionale sulla stagione estiva 2014 appena conclusa.
È già partito come ogni anno un vero e proprio exit pool, in cui gli addetti ai lavori sono alla ricerca di trend e tendenze dei flussi turistici dell’Isola, attingendo dagli storici degli ultimi anni per sviluppare previsioni e stime, auspicando che la Regione anche quest’anno non molli la presa, e continui a rimanere aggrappata al ‘salvagente’ della componente del turismo straniero che anche nel 2013 offre segnali positivi con un +10.8% di arrivi e un 12.,4% di presenze.
Uno scenario che tuttavia non cela l’incapacità del nostro sistema turistico regionale di utilizzare a pieno il potenziale che il territorio Siciliano racchiude. Malgrado, infatti, la Sicilia riesca a mantenere il proprio appeal di destinazione ambita a livello internazionale come meta turistica, rimangono molte le criticità che ancora oggi ostacolano lo sviluppo di questo settore che molto di più potrebbe dare in termini di crescita e sostegno occupazionale.
Il dato da analizzare in dettaglio, infatti, è rappresentato dall’andamento dei fatturati delle imprese turistiche, che negli ultimi anni continuano a subire contrazioni sia per effetto della minore capacità di spesa delle domanda interna, sia a causa della necessità di intervenire a ribasso sulle politiche di pricing in applicazione delle strategie di marketing, rese irrinunciabili dalla crisi, orientate attraverso la leva del prezzo a conservare o a penetrare in nuovi marcati di riferimento.
Ormai, inoltre, operiamo nella consapevolezza di trovarci nell’isola dei paradossi, solo in questi giorni l’Assessorato Regionale al Turismo sta convocando il partenariato economico e sociale del comparto per condividere un percorso teso ad avviare, con la filiera istituzionale, la stesura del programma triennale di sviluppo turistico, previsto dalla Legge di settore che risale al 2005.
Una norma pertanto che dopo quasi 10 anni dalla sua pubblicazione attende, rispetto ad alcuni suoi provvedimenti, di essere resa attuativa, ma che in tanti altri è già da ritenersi obsoleta poiché incapace di dare adeguate risposte a un contesto di mercato profondamente cambiato nel corso dell’ultimo quinquennio.
Così accanto ai ritardi di natura infrastrutturale che investono il problema dell’accesso e della mobilità sul territorio, in una Regione che mantiene tutte le criticità di una realtà insulare, si somma l’assenza di una strategia di Governance in grado di mettere a sistema i diversi fattori che concorrono alla formazione del prodotto turistico.
La mancanza di un indirizzo chiaro che orienti, nel rispetto delle specificità locali, gli interventi da mettere in campo da parte degli amministratori delle nostre destinazioni e degli imprenditori che in quei luoghi operano, ha reso nel tempo sempre più debole la nostra capacità di competere in uno scenario globale dai confini sempre più ampi e rarefatti.
Fin quando non saremo in grado, nei settori strategici come il turismo, di dettare un orientamento preciso sulle cose da fare e soprattutto su come impiegare le esigue risorse economiche messe in campo sia a livello Nazionale che Comunitario non riusciremo mai a determinare quel cambiamento di rotta, oggi determinante per lo sviluppo e la crescita della nostra Regione.
In questo contesto la Confesercenti ha da tempo avviato con la partnership dell’OTIE (Osservatorio Turistico delle Isole Europee) un percorso teso a comprendere le economie attivabili dal turismo, nonché come migliorare l’organizzazione della nostra offerta turistica, attraverso l’esame delle diverse filiere turistico – commerciali nell’ambito di ciascuna tipologia di turismo che interessa la nostra Regione. Nel 2011 la prima filiera ad essere analizzata è stata quella del turismo crocieristico, a cui hanno fatto seguito i focus sui package tour e sul turismo Balneare.
Quest’anno svilupperemo il tema del city tourism, nell’ambito di uno studio che sarà presentato in occasione del Convegno che Confesercenti ha in programma a metà Novembre, attraverso il quale accrescere il contributo che intendiamo offrire alla classe politica locale e imprenditoriale, affinché attraverso i dati presentati sia possibile stimolare una programmazione seria delle misure e azioni da intraprendere per lo sviluppo turistico regionale.
Riteniamo infatti che solo con un approccio scientifico e attento consente di monitorare in che modo gli investimenti del settore possono realmente tradursi in un beneficio a vantaggio delle imprese e delle professioni che operano nel comparto. Se a fronte degli investimenti che la politica attua sul territorio non corrispondono crescita economica e sviluppo per le imprese e le professioni, allora siamo di fronte all’ennesimo caso di spesa improduttiva e in un momento di crisi come quello che stiamo attraversando ciò è di certo inaccettabile.
Da ciò emerge l’esigenza di sviluppare modelli in grado di misurare gli effetti originati da precise scelte di marketing territoriale applicate al turismo, in termini di maggior business per le imprese e le professioni del settore. A tal fine risulta determinante poter coniugare il mondo del marketing con quello della finanza e consentire una chiara valutazione delle performance generate dalle politiche di sviluppo turistico, sotto forma di creazione di valore per il tessuto economico e produttivo locale.
A livello centrale, pertanto, riteniamo che la Regione debba generare un inversione di tendenza e assumere interventi drastici per evitare l’adozione di una politica di investimenti malsana che segua solo la logica della distribuzione delle risorse a pioggia, non curante delle reali priorità dei nostri luoghi, nonché dell’utilità che tali investimenti possono rilasciare negli emicicli geografici di riferimento.