«È il turismo il settore trainante di questa nuova spinta occupazionale, ma siamo ancora lontanissimi dall’avere superato la crisi». Il vicepresidente nazionale di Confesercenti, Vittorio Messina, dà un colpo al cerchio e l’altro alla botte. Davanti ai nuovi posti di lavoro avviati con «Garanzia giovani», secondo i primi dati parziali forniti dalla Regione, non può che essere ottimista, ma chiede alla politica uno sforzo in più per offrire condizioni favorevoli a uno sviluppo economico diventato urgente per la Sicilia. In quali settori è stato
possibile avviare questi nuovi contratti di lavoro per i giovani e con quali modalità? «Non è ancora possibile avere questi dettagli, ma, osservando i dati dei tirocini attivati, sappiamo che c’è stata una richiesta a tappeto da parte di tutte le tipologie di imprese, anche se spiccano quelle del settore turistico. In particolare, strutture ricettive e imprese che operano nell’indotto, come ristoranti e bar, perché è questo oggi l’unico settore con segno positivo. Il commercio tradizionale e l’artigianato permangono ancora in fase di sofferenza, il turismo, invece, mostra di recepire questi timidi segnali di ripresa. Un dato che conforta». In quali zone della Sicilia ci sono più occasioni per questi giovani? «In maniera omogenea nel Catanese e nel Palermitano,ma a macchie anche ad Agrigento e Ragusa, con punte interessanti in provincia di Enna. È il segno che la richiesta c’è, così come la voglia di ripartire. Se si hanno benefici, le imprese sono pronte a rischiare e investire». Ma dalle organizzazioni sindacali e dalle famiglie vengono sollevate alcune critiche legate al rischio sfruttamento di questi giovani tirocinanti nelle aziende. È un pericolo concreto? «Il rischio di sfruttamento dei tirocinanti, entro determinati limiti, è purtroppo fisiologico. Su questo punto, come associazioni di categoria che abbiamo accompagnato queste imprese nel percorso, dobbiamo stare molto attenti. Ripeto, è un rischio che va evitato, ma che vale la pena di correre. Se il risultato è la stabilizzazione di 4mila giovani, vuol dire che si tratta di un sistema che ha usato in maniera corretta e leale lo strumento di Garanzia giovani. Ci sono comunque organi preposti a una corretta vigilanza». Purtroppo, però, è notizia di questi giorni che si continuano a perdere fondi europei destinati allo sviluppo economico dell’Isola, per esempio quelli per l’agricoltura biologica. Confesercenti cosa dice?
«Noi, mondo dell’imprenditoria, lanciamo un appello alla politica affinché crei le condizioni per creare sviluppo. Non si può più perdere tempo, bisogna velocizzare i percorsi, ridurre la burocrazia. Non serve solo tempestività, ma responsabilità». Il tessuto imprenditoriale in Sicilia come affronta l’avvio del 2016? «Purtroppo ancora con un segnale negativo. La Sicilia presenta un tessuto imprenditoriale composto in grande maggioranza, da piccole e micro aziende. I dati nazionali parlano di una crescita del Pil di 0,8 o 0,9 punti percentuali, ma prima che questi effetti positivi possano ripercuotersi sulla economia reale
passerà ancora del tempo. Certo, cogliamo i timidi segnali di ripresa che arrivano. Per questo interventi
come Garanzia giovani darebbero ossigeno alle imprese e occasioni importanti per uscire dalla crisi».
Ma nel panorama siciliano ci sono imprese innovative, che hanno puntato tutto su idee originali e nuovi
mercati e sono state premiate. «Il futuro delle imprese è strettamente legato all’innovazione tecnologica.
Oggi i giovani hanno a disposizione strumenti importantissimi, come le startup e le startup innovative. Bisogna però riflettere sul sistema bancario che dovrebbe assistere queste iniziative, ma che non
sempre credo veramente in questi progetti. Allora, le associazioni datoriali e le Camere di commercio
dovrebbero fare da guida per accompagnare i giovani in questo mondo affascinante delle imprese,
almeno con attività di formazione e informazione». La Sicilia come è vista da Roma in su? «I vecchi
preconcetti sono lontani dal morire, ma con la forza dei risultati delle nostre imprese stiamo cercando di
sconfiggerli. Devo dire che nei confronti delle imprese ce ne sono meno. Prima eravamo conosciuti solo
per assistenzialismo e fondi perduti, adesso è diverso, però veniamo bacchettati spesso per carenze
degli investimenti e assenza dei poteri politici». Polemiche ha suscitato l’annuncio della Regione a porre
un freno alla nascita di nuovi centri commerciali. Confesercenti cosa ne pensa? «La Confesercenti da
sempre è stata cauta nei confronti dei centri commerciali artificiali, perché in Sicilia si inseriscono in
tessuti economicamente fragili e spesso hanno causato la chiusura degli esercizi di vicinato. È indubbio
che i centri commerciali esistono e bisogna tenerli in considerazione, ma aprirne altri porrebbe notevoli
problemi a un equilibrio con i negozi di vicinato che va ricercato». Ma la Sicilia sconta un’arretratezza
cronica in tema di infrastrutture, basti pensare alla rete viaria colabrodo, alla situazione della Palermo
Agrigento o della Palermo Catania. Che peso ha tutto questo sul rilancio dell’economia nell’Isola? «Da
imprenditore e rappresentante di categoria dico che non si può parlare di sviluppo economico con una
situazione infrastrutturale di questa portata. Stranisce la quasi rassegnazione non solo dei cittadini ma
anche dei rappresentanti della politica, che sembrano accettare supinamente una situazione di
sottosviluppo infrastrutturale come questa».