Nel 2016 Pil previsto a +2,9%, mezzo punto in meno rispetto ai calcoli di giugno. Debole la crescita italiana
Per il terzo anno di fila la Banca Mondiale ha tagliato le stime di crescita mondiale, colpa delle prospettive in peggioramento soprattutto per le economie emergenti per cui “quest’anno rappresenta il test maggiore dalla crisi globale finanziaria” del 2008. E’ quanto emerge dal rapporto intitolato “Global Economic Prospects. Spillovers amid weak growth”, in cui l’istituto di Washington prevede per il 2016 un Pil globale in aumento del 2,9%, pari allo 0,4% in meno rispetto ai calcoli dello scorso giugno, ma meglio del 2,4% preliminare del 2015.
Riviste al ribasso anche le previsioni anche per la zona euro, la cui economia dovrebbe espandersi quest’anno dell’1,7%. Si tratta dello 0,1% in meno di quanto previsto la scorsa estate ma meglio del +1,5% stimato per il 2015. Nel documento si legge che la crescita nella zona euro nel 2017-18 “dovrebbe essere in media dell’1,6%, appena sopra il potenziale”. L’attività economica, si legge nel documento, “”si sta consolidando in Spagna, è in qualche modo deludente in Germania ed è ancora debole anche se in graduale miglioramento in Francia e Italia”. Nell’area euro, “i bassi prezzi del greggio e condizioni di finanziamento favorevoli stanno sostenendo le spese al consumo e gli investimenti. In assenza di un ulteriore peggioramento, le preoccupazioni sulla sicurezza successivamente agli attacchi terroristici a Parigi [avvenuti il 13 novembre scorso, ndr] non dovrebbero avere effetti duraturi sulla fiducia e sull’attività’ economica”.
Da quando la Banca centrale europea, lo scorso marzo, ha lanciato un piano di acquisto di bond, fa notare l’istituzione guidata da Jim Yong Kim (nella foto), ”le condizioni del credito sono migliorate e la crescita del credito è ripresa dopo anni di contrazione. Tuttavia, il credito resta limitato in alcuni Paesi a causa dei crediti deteriorati e dei bilanci delle banche indeboliti”.Inoltre, “le preoccupazioni sulla deflazione sono diminuite dall’inizio del 2015 ma non sono scomparse, specialmente tra le economie con alti tassi di disoccupazione nel lungo termine”. Il rapporto mette in guardia sull’apprezzamento dell’euro: “stando a vari modelli macroeconomici un incremento del 7% riduce la crescita del Pil dell’Area euro tra lo 0,2% e lo 0,4% e l’inflazione dello 0,1-0,5%”.
Il rallentamento è comune anche ad altre economie. Negli Stati Uniti è atteso un +2,7% e non più un +2,8% dopo il +2,5% registrato nel 2015. La sforbiciata maggiore riguarda la Russia, il cui Pil nel 2016 si contrarrà dello 0,7%, con un peggioramento dell’1,4%.Tra le economie emergenti invece il taglio più consistente delle stime (del 3,6%) spetta al Brasile, la cui economia è vista contrarsi del 2,5% quest’anno per poi tornare a crescere dell’1,4% nel 2017 (comunque un peggioramento dello 0,6%). Il Pil della Cina è visto salire del 6,7% e non più del 7% previsto a giugno dopo il +6,9% del 2015 e il +7,3% del 2014. Si tratta della crescita al passo più lento dal 1990. E nel 2017 è atteso per Pechino un +6,5%.Da segnalare invece le prospettive più rosee per l’Iran, che grazie al raggiungimento lo scorso luglio di uno storico accordo sul nucleare con le principali potenze mondiali dovrebbe iniziare a godere della rimozione delle sanzioni non appena essa avverrà. A Teheran il Pil è visto salire nel 2016 del 5,8%, il 3,8% in più delle stime della Banca Mondiale di giugno.