8 Settembre 2010
Nei giorni scorsi il Governo Regionale ha approvato un DDL sul commercio “DISEGNO DI LEGGE IN MATERIA DI ORARI DEGLI ESERCIZI COMMERCIALI E GRANDI STRUTTURE DI VENDITA” che prevede la chiusura obbligatoria per i giorni “1 gennaio, Pasqua di Resurrezione, 25 aprile, 1 maggio, 2 giugno, 1 novembre, 8 e 25 dicembre, nonché per altre 32 domeniche e/o giornate festive” inoltre modificando alcuni parti della norma precedente raccomanda ai comuni di stabilire dei limiti per l’insediamento delle grandi strutture di vendita.
La Confesercenti non ha condiviso il metodo adottato in quanto, dopo un incontro interlocutorio, l’Assessore Venturi ha portato in Giunta di Governo una bozza di decreto sul quale noi avevamo espresso non poche perplessità.
A nostro avviso:
•Una legge sul commercio deve affrontare tutti gli aspetti del settore come ad esempio la Semplificazione delle procedure amministrative; il tema dei Saldi, delle vendite promozionali, del commercio su aree pubbliche e dei Pubblici Esercizi regolati rispettivamente da una legge del 1996 i saldi, una norma regionale del 1995 il commercio su aree pubbliche w da una legge nazionale del 1991 priva di un regolamento d’attuazione il settore dei Pubblici Esercizi;
•La legge sul commercio deve affrontare i temi dello sviluppo del settore e non può divenire il mercanteggiare su una domenica in più o in meno di apertura;
•La questione programmazione va affrontata seriamente e non con un articolato facilmente aggirabile dai Comuni e tanto meno può essere affrontato con enunciazioni o con “atti di indirizzo” che rappresentano semplicemente annunci elettorali;
•Le politiche di sviluppo dei centri storici e degli assi commerciali.
Il DDL in discussione non risolve alcuna delle questioni prima esposte che, a nostro avviso, sono quelle da cui dipende il modello di sviluppo della nostra regione ed il futuro di diverse migliaia di aziende del settore commerciale e non solo.
Noi riteniamo che il comparto commerciale vada trattato per quello che è: un settore trainante dell’economia siciliana e non un settore rifugio composto da “fasce deboli da proteggere”.
Nel Commercio Siciliano operano, al 31 Dicembre 2009, 172.212 aziende e nel 2007 ha prodotto un valore aggiunto pari a € 7.083.581,04 migliaia di €uro con un indice di occupazione che va dal 17,8 % di Enna al 23,9 % di Catania, è indubbio che almeno un occupato su cinque è impegnato nel comparto commerciale.
Il valore aggiunto realizzato dal commercio è pari al 16,5 dell’intero valore aggiunto realizzato in Sicilia cosi come una azienda su tre (32,7%) appartiene al settore distributivo.
Il DDL presentato non rispetta questi valori, anzi traccia un percorso involutivo, cambia le regole, penalizzando gli investimenti fatti, mette a rischio migliaia di posti di lavoro, e non intacca quei poteri forti che sono presenti al momento dell’apertura dei centri commerciali e non nella gestione degli stessi..
Limitandoci agli argomenti sollevati dal DDL in discussione: aperture domenicali e festive e programmazione, la Confesercenti Sicilia avanza le seguenti proposte.
APERTURE DOMENICALI
Il DDL aumenta, rispetto la vecchia normativa, da 9 (nove) a 20 (venti) le aperture domenicali ed infatti non comprendiamo perché si parla di riduzione nel momento in cui le aperture domenicali si aumentano.
In questa sede appare opportuno precisare che gli elementi di destabilizzazione della vecchia normativa furono due:
1.l’elevato numero di Comuni che chiese il riconoscimento di Città D’arte;
2.il parere del Garante per la libera concorrenza che impedì ai Comuni di stilare propri calendari.
L’attuale DDL continua a prevedere meccanismi di deroga mortificando il ruolo delle associazioni di categoria in quanto sostituisce il ruolo dell’Osservatorio Regionale per il Commercio dove le associazioni votano con la “conferenza di servizio” dove le associazioni possono esprimere pareri, ma non votare, come invece fanno all’interno dell’Osservatorio.
È facile prevedere che cosi come l’osservatorio del commercio, anche sotto la guida dell’Assessore Regionale di turno, era “costretto” a dare parere favorevole su sollecitazione dei Sindaci e dei Consigli Comunali che ritenevano fondamentale l’apertura domenicale per lo sviluppo del loro territorio, allo stesso modo la Conferenza di Servizi, che è poi la stessa che in Sicilia ha autorizzato l’apertura delle grandi strutture di vendita, e le deroghe per gli “Assi Commerciali” non potrà opporsi alla sovranità dei Comuni, e pertanto tra qualche mese ci ritroveremmo nella stessa situazione che oggi il Governo Regionale dice di volere contrastare.
Appare del tutto evidente che il DDL non si coniuga con il ruolo di ospitalità e di rilancio del turismo, ammesso che questo sia un obiettivo del Governo Regionale, in quanto nei momenti in cui è prevista, anzi è auspicabile, una maggiore presenza dei turisti (in quanti Comuni la Pasqua è il momento clou dell’attrazione turistica?), si obbliga la chiusura dei negozi.
Ci chiediamo, con l’attuale proposta le poche località turistiche come potranno organizzarsi (Taormina e Cefalù) per citarne alcune.
Queste reali esigenze finiranno per aprire il meccanismo delle deroghe che poi diverranno la regola cosi come è avvenuto per le località turistiche.
Una delle ripercussioni negative del DDL sarà la diminuzione dell’occupazione.
Rispettando il calendari previsto nel DDL, sia la GDO che tutte quelle attività commerciali che si erano strutturate per aprire le domeniche, ridurranno il personale del 20% con una stima che arriva alle 6.000 (seimila) unità in Sicilia.
Noi proponiamo che siano i Comuni, attraverso delibere dei Consigli Comunali, a varare i Calendari di aperture domenicali e festive nel rispetto delle tradizioni locali e delle opportunità economiche del territorio.
Di affidare alle CCIAA ed all’Osservatori Regionale un ruolo di coordinamento tra i Comuni per una omogeneizzazione dei calendari.
Di inserire un numero di chiusure obbligatorie nell’intero territorio regionale ma non certo nella misura presente nel DDL e con l’indicazione delle date.
Consentire le deroga per i Mercati Storici.
Revisione dell’articolo 14 della legge 28/99.
PRGRAMMAZIONE URBANISTICA
I Consigli Comunali sono sovrani nella pianificazione del territorio per cui non è possibile, anche in virtù delle direttive Comunitarie, imporre dei limiti numerici o di altro tipo negli strumenti di pianificazione del territorio anche alla luce delle norme sullo sportello unico che comunque consentono le modifiche di destinazione d’uso delle aree.
Proponiamo l’introduzione di una tassa di scopo pagata da chi realizza grandi strutture di vendita e finalizzata al finanziamento di Progetti di valorizzazione commerciale promossi per le aree del centro storico e/o per altre aree urbane a forte vocazione commerciale che costituiscono veri e propri “centri commerciali naturali”.
Di effettuare un Blocco del rilascio di nuove autorizzazioni sino all’approvazione della nuova legge.
Abbiamo voluto affrontare i temi proposti dal Governo ma ribadiamo l’insufficienza dei temi trattati se vogliamo tracciare le linee di sviluppo del settore.
Chiederemo sia all’Assessore Venturi che alla Commissione Attività Produttive un incontro per illustrare le nostre proposte, ma anche per tentare di portare avanti una legge di riforma del settore che affronti, in chiave di sviluppo, i temi della distribuzione commerciale e della somministrazione.