Domani la proposta Ue per la tassa digitale, ma poche chances. Nulla su Bitcoin
Sulla web tax, il segnale che arriva da Buenos Aires, sede del vertice dei 20 Grandi, non lascia sperare in una accelerazione. Nonostante fosse tra i principali punti di discussione previsti, i ministri ed i banchieri centrali del G20 si sono infatti limitati a sottoscrivere un impegno per trovare una soluzione sulla tassazione dei giganti della rete entro il 2020.
“Siamo impegnati a lavorare insieme per cercare una soluzione basata sul consenso entro il 2020, con un aggiornamento nel 2019″, si legge nel comunicato finale. “Abbiamo compiuto progressi sostanziali in materia di trasparenza fiscale. Ulteriori passi per implementare gli standard di trasparenza e i requisiti per lo scambio di informazioni a fini fiscali avranno luogo quest’anno”, è scritto ancora nel documento.
Domani sarà presentata la proposta della Commissione Ue, ma fonti europee fanno sapere che non ha alcuna chance di passare viste le divisioni registrate finora. Il gruppo di testa dei Paesi favorevoli, tra cui l’Italia, si scontra con l’opposizione degli Stati membri con una legislazione fiscale più morbida nei confronti dei colossi del web.
L’Italia assieme a Francia, Spagna e Germania, ha rimesso il tema sul tavolo, ma Olanda, Irlanda, Cipro, Malta e in parte la Danimarca hanno preso tempo. In pratica, nessuno è esplicitamente contrario a una tassa sui ricavi dei big del web, ma, a detta del fronte del no, serve prima un accordo in sede di G20 o dell’Ocse. Quindi, il ragionamento è che, considerato che la Ue, per decidere in materia fiscale ha bisogno dell’unanimità, è molto probabile che la proposta di domani della Commissione cadrà nel vuoto.
Pochi passi avanti sulla questione dazi. Il gruppo del G20, si è limitato a esprimere gravi preoccupazioni per “le tensioni economiche e geopolitiche” legate alle misure protezionistiche, con monito che riguarda sia gli Stati Uniti che la Cina che l’Europa. La nota emanata dal G20 è il risultato di negoziazioni tra ministri per affrontare il problema delle tensioni provocate dalle tasse doganali Usa, che stanno per scattare, sulle importazioni di acciaio (25%) e di alluminio (10%) e dalla sovraccapacità produttiva della Cina. . “C’è un comune sentire: non ci sono vincitori in una guerra commerciale”, ha messo in guardia il ministro dell’Economia, Pier Carlo Padoan, a margine dei lavori, dichiarandosi ottimista sulla possibilità di trovare una soluzione alle tensioni sui dazi. “Stati Uniti, Europa, Cina e gli altri grandi”, ha sottolineato in un’intervista a Bloomberg, “devono evitare di intraprendere passi che possano indebolire il sistema commerciale mondiale”. L’Europa, ha concluso il ministro, “parla con una voce sola: vuole evitare qualsiasi frizione e trovare una soluzione”.
Per il G20 anche una veloce stretta monetaria rappresenta un rischio per la crescita globale. L’avvertimento è arrivato nel momento in cui la Fed dovrebbe alzare i tassi di interesse di un quarto di punto. Il G20 inoltre si impegna ad astenersi da svalutazioni competitive dei tassi di cambio. Il G20 poi, per la prima volta, fa riferimento ai cripto asset come i Bitcoin: ”a un certo punto potrebbero avere implicazioni finanziarie”, ma non impongono norme. E Bitocin sale del 6,8% a Wall Street.