“Se si spengono i negozi, si spengono le città. Desertificazione avanza anche in Italia”
Si è tenuta oggi a Roma, presso la sede della Confesercenti nazionale, l’Assemblea di VITRINES D’EUROPE, la rete europea di Associazioni di commercianti e operatori economici provenienti da Italia, Francia, Spagna, Belgio e Portogallo di cui l’Associazione Centri Storici della Confesercenti (ANCESTOR) è socio fondatore e che ha come scopo principale lo sviluppo del commercio nei centri urbani e il rilancio e da rivitalizzazione delle città dal punto di vista economico e sociale.
L’Associazione rileva che, sia a livello italiano che europeo, il commercio, in particolare per quanto riguarda le piccole imprese indipendenti, è un settore che già da alcuni decenni attraversa notevoli difficoltà: c’è stato un profondo cambiamento, dei consumi, delle tipologie distributive, delle quote di mercato; le nuove tecnologie stanno determinando mutazioni importanti e la legislazione, soprattutto europea (Direttiva Bolkestein) ha creato una liberalizzazione totale per quanto riguarda i nuovi insediamenti di grandi strutture di vendita e particolarmente in Italia, dove è intervenuta anche la liberalizzazione totale degli orari, 24 ore su 24, domeniche comprese.
Molte piccole imprese in questi anni hanno chiuso i battenti. Nelle città si assiste a fenomeni di desertificazione commerciale e la quota di mercato delle piccole superfici è progressivamente diminuita, mentre parallelamente è cresciuta quella delle grandi superfici e dei centri commerciali delle periferie. E’ una tendenza che riguarda molti Paesi europei, anche l’Italia, dove dal 1991 al 2016 sono sparite oltre 160.000 attività commerciali: erano circa 800.000 nel 1991 e oggi sono circa 637.000. Una desertificazione progressiva che continua anche quest’anno: tra luglio e agosto hanno chiuso oltre 5mila imprese del commercio in sede fissa, quasi 30 al giorno, di cui buona parte nei centri storici.
“Se si spengono i negozi, si spengono le città”, ha spiegato il Presidente di Confesercenti Massimo Vivoli nei suoi saluti iniziali. “Un danno economico ma anche sociale, soprattutto per quelle fasce svantaggiate, a cominciare dagli anziani, che hanno visto chiudere i negozi sotto casa, sostituiti da mega strutture quasi sempre alle periferie cittadine”.
La situazione delle piccole imprese commerciali dei centri urbani appare grave anche ai consumatori: secondo una ricerca condotta con SWG, il 67% degli italiani ritiene che la rete di negozi del commercio di vicinato sia indebolita rispetto agli scorsi anni. Per questo, l’Associazione nazionale Centri Storici – Confesercenti ritiene necessario:
- Rafforzare la crescita economica e i consumi;
- Abbassare la pressione fiscale sulle famiglie e imprese;
- Combattere più efficacemente il commercio illegale e abusivo, l’economia sommersa e la concorrenza sleale in tutte le sue forme compresa una gran parte della cosiddetta “sharing economy”;
- Definire politiche attive e incentivi fiscali per le piccole imprese commerciali indipendenti e di prossimità per abbassare i canoni di locazione, per la valorizzazione commerciale delle città, per le politiche di gestione coordinata e sviluppo dei centri urbani, per l’assistenza tecnica e per supportare le piccole imprese ad affrontare la sfida del commercio elettronico e dell’innovazione e quindi non lasciarle sole.
Nel centro urbano della sua città hanno chiuso piccoli esercizi commerciali di cui era cliente abituale?
sì molti |
46 |
sì, abbastanza |
38 |
no |
16 |
(valori%. Fonte: sondaggio Confesercenti-Swg sui negozi urbani )
Ritiene che, attualmente, il suo quartiere/centro urbano offra rispetto a due anni fa meno servizi di vicinato, inteso come negozi tradizionali?
sì |
67 |
no |
33 |
(valori%. Fonte: sondaggio Confesercenti-Swg sui negozi urbani )