L’ex Ministro Piero Giarda al Corriere della Sera: non è alternativa a manovra
“La spending review non può rappresentare un elenco di tagli possibili, e neanche un intervento di riequilibrio tributario”. Così, intervistato dal Corriere della Sera, l’ex ministro Piero Giarda spiega i motivi del fallimento della spending review. ”Il nostro Paese ha dimostrato che la spesa pubblica si può controllare”, afferma. “Lo hanno fatto nel corso degli anni, con varie misure, un po’ tutti i governi. Ma si tratta di un’azione che risponde a un principio macroeconomico. I tagli, spesso lineari, e sovente anche rozzi, sono finalizzati a trovare risorse per ridurre le tasse o il deficit. Nel linguaggio comune la spending review viene associata a tale azione, viene considerata un’alternativa alle indicazioni della manovra finanziaria. Ma non è così”. “È una cosa diversa, è un progetto di ampio respiro che richiede tempo per essere realizzato e che può assicurare al suo completamento un grande vantaggio economico. Se si pensa per esempio ai servizi pubblici l’azione di revisione della spesa serve a verificare se i bisogni che li hanno originati siano rimasti gli stessi o siano cambiati. E serve a valutare se sia possibile renderli più efficienti utilizzando le migliori tecnologie. È insomma una forma di riesame delle attività dello Stato per adeguarle nei volumi, nei modi di produzione e nei prezzi per gli utenti. Non sono, o non dovrebbero essere, i bisogni finanziari a guidare, per lo meno nel breve periodo, la spending review. Che non può essere associata ai tagli, né alla revisione delle agevolazioni fiscali che riguardano la giustizia e il modo di fare politica tributaria. Inoltre, per essere realizzata potrebbe anche richiedere nell’immediato investimenti e quindi maggiori spese”.