Il Vice Presidente Nazionale Confesercenti: “hanno svolto funzione anti-ciclica durante il credit crunch,
sono una realtà primaria a presidio e sostegno delle pmi”
Il Vice Presidente Nazionale Confesercenti Massimo Vivoli, in merito ad alcune dichiarazioni di esponenti di primo piano del mondo bancario secondo le quali occorrerebbero “nuove garanzie per superare i Confidi”, ribadisce la fondamentale importanza del ruolo svolto dai Confidi nella lunga crisi, ed invita su questioni tanto importanti per la vita delle Pmi a non indulgere in semplificazioni della realtà del credito che possono ingenerare confusione.
I 268 Confidi operativi, i 60 Confidi intermediari finanziari ‘107’, vigilati dalla Banca d’Italia, 1.230.000 di imprese associate, 43 miliardi di Euro di finanziamenti garantiti in essere, 20 miliardi di Euro di garanzie in essere, 2,3 miliardi di Euro di dotazione patrimoniale, 5% circa l’incidenza dei finanziamenti garantiti dai Confidi sul totale di quelli erogati dalle banche, 15% quella sui finanziamenti delle piccole imprese: dati che dimostrano come i confidi costituiscano una realtà primaria a presidio e sostegno della piccola e media imprenditorialità italiana.
“Va rilevata semmai una contraddizione – spiega Vivoli – che sta nel fatto che le garanzie dei Confidi, prestate a valere su plafond di disponibilità finanziaria depositate presso le stesse banche, riflettono una razionale divisione del rischio e delle perdite eventuali all’interno di rapporti di collaborazione reciprocamente stimolati e consolidati nel tempo. I Confidi – espressione della mutualità associativa – hanno contribuito a rifondere le banche con un credito deteriorato pari al 27,6% delle garanzie rilasciate, proprio per favorire il credito alle micro e piccole imprese, le quali senza tali garanzie non avrebbero ottenuto l’accesso al finanziamento”.
“Non risponde invece al vero – continua il Vice Presidente di Confesercenti – l’affermazione secondo la quale esiste una eccessiva onerosità del costo della garanzie dei Confidi, soprattutto se la si compara con il pricing effettivo applicato dalle banche ai piccoli prestiti, il cui tasso, a volte, non tiene conto dell’agevolazione pubblica della garanzia del fondo centrale alle banche. La sostanza molto positiva dell’attività svolta dai Confidi durante la prima fase di credit crunch (2008-2010) indiscriminato per dimensione d’impresa attuato dalle maggiori Banche italiane è nella funzione anti ciclica svolta. Infatti, i prestiti alle imprese con meno di 20 addetti che si sono avvalse della garanzia dei Confidi sono cresciuti del 15% nel 2009 e del 9% nel 2010, mentre per le imprese di analoga dimensione, ma che non hanno beneficiato dell’assistenza dei Confidi, si sono ridotti del 2% nel 2009 e sono cresciuti di un misero 1% nel 2010. Considerando il biennio nel complesso, i prestiti alle imprese minori assistite dai Confidi sono aumentati del 25%, mentre per quelle non assistite sono diminuiti dell’1%: un fenomeno inconfutabile, certificato dalla Banca d’Italia, troppo spesso dimenticato”.
“Apprendiamo che si starebbero studiando nuove forme di garanzia alle piccole imprese – conclude Vivoli – ma sarebbe assai più utile nella fase che segna il passaggio dalla recessione ad una auspicata ripresa della crescita dare ancora maggior forza alla importante collaborazione banche-confidi, agendo ancora una volta con concretezza sul terreno dei reciproci contributi allo sviluppo del credito, in modo da corrispondere alle attese delle imprese che non vogliono polemiche ma sostegni all’altezza delle difficoltà che tuttora incontrano”.