Le stime del Fondo monetario per il nostro Paese, Pil a +1,2% nel 2018, +1% nel 2019
International Monetary Fund (IMF) managing director Christine Lagarde speaks during a press conference in Tokyo on October 4, 2018. (Photo by Kazuhiro NOGI / AFP)
Italia fanalino di coda di Eurolandia. Il pil cresce dell’1,2% nel 2018 e dell’1% nel 2019, in calo rispetto al +1,5% del 2017. La crescita più bassa fra i Paesi dell’ area euro, nonostante la revisione al ribasso per Germania e Francia. E’ quanto emerge dai dati del Fmi. Il fondo evidenzia per l’Italia l’aumento degli spread innescato dalle ‘recenti difficoltà nel formare un governo e la possibilità di un rovesciamento delle riforme o l’attuazione di politiche che potrebbero danneggiare la sostenibilità del debito’. L’Italia preservi le riforme delle pensioni e del lavoro, è il messaggio che arriva dal fondo.
Revisioni al ribasso sulle previsioni di crescita dell’area euro e della sua locomotiva, la Germania. Nel World Economic Outlook, pubblicato nel corso della notte (le assemblee autunnali con la Banca Mondiale quest’anno si tengono a Bali, in Indonesia), l’istituzione di Washington pronostica una espansione media dell’area valutaria del 2 per cento quest’anno e dell’1,9 per ceno nel 2019. Sul 2018 la stima è di 0,2 punti più bassa rispetto alle previsioni che il Fmi aveva aggiornato lo scorso luglio, laddove il dato 2019 è invariato.
Sulla Germania il Fmi prevede un più 1,9 per cento sia su 2018 che sul 2019 e si tratta della revisione più consistente tra i “big” dell’area euro: 0,3 punti in meno sul 2018 e 0,2 punti in meno sul 2019. Sulla Francia più 1,6 per cento del Pil in entrambi gli anni: qui il taglio è di 0,2 punti sul primo anno e di 0,1 punti sul secondo. Sulla Spagna il Fmi prevede un 2,7 per cento di crescita nel 2018 e un 2,2 per cento nel 2019. Sull’Italia il Fmi ha confermato il taglio delle stime di crescita del Pil già operato a luglio, con un 1,2 per cento quest’anno e un 1 per cento nel prossimo la Penisola mostra i tassi di espansione più limitati di tutta l’area euro. Guardando al G7 peggio farà il Giappone con 1,1 e 0,9 per cento. Infine sugli Usa il Weo indica un 2,4 per cento di crescita quest’anno, dato invariato, e un 2,1 per cento il prossimo, 0,1 punti in meno rispetto alle stime di luglio.
Per quanto riguarda l’Italia, le stime del Fondo sull’economia italiana fissano inoltre l’inflazione all’1,3% quest’anno e all’1,4 nel 2019 mentre continuerebbe la parabola discendente della disoccupazione che dall’11,3% del 2017 quest”anno scenderebbe al 10,8% e nel 2019 al 10,5%. L’Italia si conferma, comunque, rispetto alle altre principali economie avanzate fra quelle con la migliore bilancia dei conti correnti, con un avanzo nel 2018 stimato al 2,0% di Pil dietro soltanto a Germania (surplus dell”8,1%) e Giappone (3,6%).
Il debito pubblico italiano dovrebbe invece passare dal 131,8% del Pil nel 2017 al 130,3% quest’anno e al 128,7% nel 2019. La traiettoria discendente, che dovrebbe portare il debito al 125,1% del Pil italiano nel 2023, è contenuta nelle statistiche allegate al World Economic Outlook che fissano inoltre una riduzione del deficit dal 2,3% del 2017 all’1,7% quest’anno ed il prossimo, per poi risalire al 2,2% nel 2023. Rispetto alle stime dello scorso aprile il Fondo ha rivisto al rialzo il rapporto debito/pil di 0,6 punti per il 2018 e di 1,2 punti per il prossimo anno. E comunque, si precisa, queste stime non si basano sulle indicazioni fornite dal governo Conte con la Nadef bensì si basano “sui progetti inclusi nel bilancio 2018 e nel Def di aprile 2018”.